Sedazione cosciente con protossido di azoto in odontoiatria: obbligo di formazione BLSD per gli operatori

La tecnica anestesiologica della sedazione cosciente tramite protossido di azoto si sta diffondendo in numerosi studi odontoiatrici: il paziente rimane vigile durante tutta la seduta, ma avverte una sensazione di tranquillità e benessere e una riduzione della sensibilità al dolore. Scopriamo come funziona e quali sono gli obblighi per lo studio che la applica.

Come funziona la sedazione cosciente

Questa tecnica è rivolta ai pazienti particolarmente ansiosi o ai bambini sopra i 4 anni poco collaborativi per cui stress o paura possono impedire di sottoporsi a un trattamento odontoiatrico.

L’effetto è immediato e svanisce al termine della seduta.

La sedazione cosciente è una procedura sicura, che prevede l’inalazione di una miscela di ossigeno e azoto che non viene metabolizzata dall’organismo e viene completamente eliminata dopo la respirazione, aiuta il paziente ad avere un approccio più sereno alle cure grazie alla mancata percezione del dolore e aumenta quindi la sua tranquillità e la sua fiducia (puoi trovare le linee guida qui).

sedazione cosciente

Gli obblighi previsti nello studio

Tuttavia, anche se in casi molto rari, in presenza di specifiche patologie dell’apparato respiratorio non note o di assunzione di particolari farmaci (informazioni che devono essere sempre condivise con il dentista) potrebbero esserci delle controindicazioni ed effetti collaterali, per questo è fondamentale che lo studio sia attrezzato per la gestione di eventuali emergenze e il personale sia in possesso di idonea certificazione BLSD, come previsto e ribadito da comunicazione AIFA “Nota Informativa Importante sull’utilizzo di protossido di azoto (N2O) (28/02/2011)”  che riporta: “…il protossido di azoto deve essere utilizzato solo in presenza di personale medico o odontoiatra con adeguato training in rianimazione cardiopolmonare (BLS-D)…

La formazione BLSD inoltre non si limita a ottemperare a un obbligo di legge, ma accresce anche la cultura del primo soccorso e della rianimazione cardiopolmonare.

Ricordiamo infine che le strutture in cui è presente un DAE, oltre a doverne dare comunicazione secondo le modalità previste dalla normativa nazionale DM 18.3.2011 e Regionale DGR FVG 1014 30.05.14, devono anche formare gli addetti all’utilizzo tramite la frequenza di specifici corsi certificati, e relativi aggiornamenti.

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